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In sospeso

Pensateci un attimo. Negli ultimi giorni avete avuto come la sensazione che qualcosa vi aleggiasse sopra la testa? Sul divano di casa, al lavoro, mentre passeggiavate? Una presenza un po’ eterea ma severa? No? Strano. Perché si sente da molte parti dire che da qualche tempo la democrazia è sospesa. Io non me ne sono accorto, ma la cosa non potrebbe che rallegrarmi, visto che, nel caso dato, la nostra sarebbe comunque ancora viva e vegeta. E ne sarei addirittura felice se questo volesse dire una forma di governo più leggiadra, puntuta e pungente; in una parola efficace. Ma non è così. Chi parla della democrazia come “sospesa” lo fa con una punta di rabbia e tanta disillusione, additando un governo non eletto al potere; un insieme di tecnocrati posti allo scranno più altro con la scusa dei pantani di una crisi.

Interessante teoria. Solleva alcune domande, però. Anzitutto verrebbe  da chiedersi dove fosse la democrazia, prima di essere sospesa. Suggerimento: forse sotto i tacchi di qualcuno, visto che alle ultime elezioni ad essere indicato dai cittadini è stato un simbolo, e non tanto le persone che ci stavano prudenzialmente dietro. E lì sarebbe tornata se, invece dell’avvento di arcigni tecnocrati, il paese avesse conosciuto di nuovo il lamentoso richiamo delle urne. “Pruderie, maliziosità, pinzillacchere – potrebbero rispondere quelli che giurano aver visto la democrazia levitare – Il punto è che ora comanda uno messo lì da un potere che non è quello del popolo”. Gli si potrebbe allora rispondere: “Ma se non la volete sospesa, dove vorrebbero, lorsignori, vederla questa benedetta democrazia?”.

Mi permetto di rispondere per loro: a fianco, possibilmente qualche passo indietro con il capo chino. E’ la “democrazia” serva delle voglie di pancia; quella che dà diritto di dire e pensare ogni cosa, e di vedere questo pensiero e queste parole sempre rappresentati al più alto grado. Forse è proprio questo che ha portato il nostro Paese nel deserto dei valori e sotto il sole martellante della crisi: un sistema di pance piene in cui si è governato per soddisfare l’elettorato, incapaci di realizzare quelle azioni che sono sgradite ai più perché dolorose, ma quantomai necessarie per il bene di tutti.

Forse, invece, la democrazia vera parte da un altro assunto: quello che non tutti possono scegliere per tutti. In una parola: fiducia. Se è il popolo che elegge chi lo guiderà, questo non può mettere in discussione il suo mandato in ogni momento. La rappresentanza non può seguire appetiti e mal di pancia. La democrazia è pura proprio quando è sospesa, fuori dalla portata delle mani di tutti e amministrata con saggezza da pochi eletti. E’ libera quando non deve ogni momento allattare milioni di figli, ma può pensare come farli crescere sani e agire di conseguenza. Solo occasionalmente deve tornare a posarsi sul terreno, per essere però puntualmente innalzata in un giubilo di lapis che si incrociano su carta. La democrazia fuori dal fango, la democrazia a mezz’aria. Se la vedete svolazzare, pensate che forse è perchè si è liberata, e non perché sta rendendo l’anima.

 


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